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Ha quattro anni Matteo nei miei ricordi, mentre quel ragazzo che
sorride dalla foto ha un bel viso da giovane uomo.
Ma gli occhi, quelli,
li riconosco: guardavano spalancati nell’universo di fate, streghe,
prìncipi e re che andavo raccontando in un pomeriggio d’estate. Con lui
Cecilia, entrambi vicinissimi al mio viso e alle mie parole.
Matteo giovane uomo non aveva ricordi di me, aveva solo quattro
anni…ma sono sicura che la sua passione e il suo coraggio
nell’affrontare la vita abbiano attinto anche dalle sue avventure e
battaglie di allora contro quegli “orchi” in quel mondo di fantasia.
E ne hanno fatto il fantastico ragazzo che li ha sconfitti.
Ciao Matteo
Barbara
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Nella mia libreria diverso tempo fa riposi un bello
scritto dal titolo “Abbozzi di filosofia della conoscenza” che Matteo mi
diede da leggere per discuterne insieme in seguito.
Vorrei raccontarvi oggi che cosa vi ho letto di Matteo, perché alcune
caratteristiche dell'autore, vividi riflessi nei ricordi di quanti lo
hanno conosciuto, sono chiaramente manifeste nei suoi pensieri.
In questo piccolo scritto, molto simile a degli appunti, Matteo si pone
il problema della conoscenza e della
comunicazione della conoscenza sia dal punto di vista logico che
scientifico.
La prima caratteristica che emerge è l'acume che gli permetteva di
raggiungere una comprensione profonda dei problemi da affrontare.
La materia trattata è molto complessa, problematica, e richiede una
grandissima riflessione, ma questo poco importa perché pari al suo acume
era il suo pragmatismo, che gli permetteva di spogliare i problemi di
ogni elemento inessenziale ai fini della loro soluzione.
Vi scorgo, inoltre, la sua tenacia, che ho conosciuto direttamente nel
lavoro al suo fianco, apprezzandola ma arrivando talvolta a scontrarmi
con essa nella nostra dialettica: tenacia nel difendere i suoi argomenti
e nel cercare di portare il più avanti possibile la soglia della sua
conoscenza, la stessa tenacia nel condurre la sua vita nel modo più
normale del mondo, ancora la medesima tenacia nel progettare il futuro
immediato e nel gettare le basi per quello più remoto.
Vi ho letto una buona padronanza dell'argomento e una conoscenza della
materia trattata notevole per la nostra età, indice della suo amore per
il sapere e della sua curiosità.
Quello che non vi può raccontare la parola scritta ma che era chiaro
dopo aver parlato un po' con lui è che tanta profondità e determinazione
erano anche accompagnate dallo sguardo più innocente che
abbia mai visto, uno sguardo anch'esso stupito e curioso sul mondo che
non è possibile dimenticare dopo averlo incrociato almeno una volta.
Non può l'inchiostro trasmettere la grandissima dignità che mi ha fatto
comprendere troppo tardi la fragilità della sua esistenza e che fino
all'ultimo me lo ha reso in tutto e per tutto indistinguibile da una
persona nel pieno della sua normalità.
Non può raccontare la carta la passione che nutriva per le nobili cause
e per il volontariato, certamente apprezzabile in ognuno di noi ma
incredibile nelle circostanze che ha dovuto patire.
Ritengo, e concludo qui questo mio piccolo ricordo, che questa laurea
che oggi gli viene conferita sia un riconoscimento bello e corretto per
tutto l'impegno straordinario con cui ha saputo nobilitare ogni singolo
esame dato, ogni ora del suo preziosissimo tempo passata nel cercare di
conoscere la
Natura, ogni lezione seguita cercando di perseguire la propria
aspirazione di porsi dinanzi al mondo come fisico oltre che come l'uomo
che già era.
Matteo Mitrano
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Un uomo vero, completo, vissuto: così ho conosciuto Matteo.
Giovanissimo ma maturo, ironico e profondo. Con lo sguardo curioso
sul mondo malgrado la solida conoscenza delle cose e delle regole che
gli derivava dagli studi in fisica. Intuitivo e fantasioso, sempre con
un'idea pronta da sottoporci e sempre argomentata, intelligente, nuova.
Sembra incredibile come una vita così breve abbia potuto sviluppare
in un ragazzo tanto giovane una consapevolezza direi globale,
un'esperienza di vita completa, un percorso così ricco di tutto.
Matteo per me e' una metafora. Mi ha fatto riflettere sull'uso che
facciamo della vita. Sui "vuoti" della nostra esistenza, sulla pigrizia
che ci porta a fare un passetto per volta, lentamente, un'esperienza
importante solo ogni tanto.
Matteo invece e' riuscito ad eliminare i vuoti della vita, le fasi
statiche, passive, ripetitive. Ha vissuto intensamente tutte le tappe
che un uomo percorre, dalla felicità alla fede, dallo studio alla
riflessione, dall'impegno alla comprensione delle difficolta', le
proprie e quelle degli altri: dedicandosi più alle seconde che alle
prime.
E' riuscito subito a maturare, nel complesso, il valore della vita, a
interiorizzare e far tesoro del significato totale di un'esistenza. Ha
relativizzato, coerentemente con la fisica che ha studiato, il tempo
rispetto al percorso. E' arrivato in un attimo - purtroppo brevissimo
per noi che lo abbiamo conosciuto - dove noi arriviamo in una vita lunga
e complicata. Una vita che, per quanti anni possa durare, e' sempre un
soffio rispetto al tempo e vale non per i giorni, le ore, gli anni
passati, ma per tutte le esperienze vere e profonde di cui l'abbiamo
riempita.
Grazie Mat; mi hai aiutato a capire.
Claudio Rossi
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Conoscevo Matteo nelle parole di mia figlia, che era una sua
compagna di liceo.
Ho il ricordo di un ragazzo forte e consapevole del suo destino, ma
che affrontava con coraggio la vita per vivere intensamente e con
coscienza lo spazio che era stato disposto per lui.
Si può vivere tanti anni senza lasciare nessun segno, tu caro Matteo hai colpito
le nostre menti lasciando che il tuo ricordo ne rimanesse scolpito
indelebilmente ti ho ammirato e ti voglio ricordare con affetto in questo 12
aprile.
Simona